Charlie Brown

"Solo gli imbecilli non hanno dubbi"
"Ne sei sicuro ?"
"Non ho alcun dubbio!"
(Luciano De Crescenzo)


Diabolik – Fermate la ghigliottina! (albo n. 12 del dicembre 2010)


La copertina dell'albo a cura di Sergio e Paolo Zaniboni



L’albo n. 12 dell’anno 2010 è un episodio che si discosta dai soliti albi diabolici. L’incipit è pressoché uguale a quelli che lo precedono, poi, superate le trenta pagine, si entra nel vivo del tema affrontato: la pena di morte.

Nell’albo n. 3 del marzo 1963 Diabolik viene processato per la prima e ultima volta (le storie che seguiranno lo vedranno tradotto direttamente in carcere per essere giustiziato), successivamente non ci sarà più alcun processo a suo carico, essendo stato istruito e concluso con l’emissione di una sentenza di condanna che attende solo di essere eseguita.

L’esecuzione non è mai avvenuta per ovvi motivi. Il furfante è sempre riuscito a fuggire, o ad evadere dalla prigione.

Questa volta il destino gli ha giocato un brutto tiro, ma forse il forte senso di umanità per cui è nota e che contraddistingue Elena Fuller dagli altri avvocati di Clerville potrebbe evitagli la ghigliottina.

Il colpo per rubare la catena di ghiaccio, una collana che il figlio del boss Bruno Holtz dovrà regalare come dono di nozze a Veronica Schwartz, è fallito, e Diabolik è costretto a rivedere i suoi piani. Mentre lui ed Eva viaggiano di notte per fare ritorno a Clerville dal Ferland hanno un incidente in auto. Sul posto accorre la polizia – tra le pattuglie e i soccorsi c’è anche Ginko che è stato messo al corrente dell’accaduto –, Eva è trasportata in coma in ospedale, il criminale (che è solo ferito) viene fatto medicare e condotto in cella. Nonostante sia impossibile che Diabolik riesca a fuggire viste le gravi condizioni di salute in cui versa Eva Kant, Ginko dispone che si proceda immediatamente il giorno seguente all’esecuzione di Lui.

La ghigliottina è pronta. Diabolik viene accompagnato sul patibolo dall’ispettore e il boia attende solo di far calare la lama che sancirà la fine della lotta al più grande criminale di tutti i tempi. Diabolik è impassibile come sempre, anche quando si inchina per poggiare il collo sulla semilunetta inferiore in maniera tale da consentire a quella superiore di bloccarlo per mozzargli la testa. Ma ecco sopraggiungere un funzionario inviato dal tribunale che sventola un’ordinanza in mano: “Fermatevi! L’esecuzione è sospesa! È stata appena fatta istanza per riaprire il processo a Diabolik!”

Ginko non può che prendere atto di quanto ordinato, così l’indomani lui, Diabolik, i cancellieri, i giornalisti e i funzionari della polizia – ma non il pubblico – si ritrovano di nuovo innanzi al giudice Ilaria Russell per ascoltare quanto ha da dire in causa l’avvocata Elena Fuller.

La donna si dimostra subito una professionista che sa il fatto suo: oltre che essere una grande propugnatrice della battaglia contro la pena di morte (la dedizione con cui si dedica al suo lavoro per combattere le ingiustizie è molto marcata e si percepisce fortemente), è anche molto preparata. Colpisce la maniera con cui smonta pezzo per pezzo il capo d’accusa del condannato insinuando nel magistrato il dubbio che possa non esser stato Diabolik a compiere i crimini che gli vengono ascritti (e per cui è condannato ad essere ghigliottinato). Anche Ginko rimane molto colpito dalla sua forza di carattere e della passione che mette nel suo lavoro, ed è per questo motivo che al termine dell’udienza la chiama in disparte per poter scambiare due chiacchiere con lei. Come Elena, anche l’ispettore è contrario alla pena di morte, pertanto qualora l’avvocato riuscisse nel suo intento ciò che teme è che la sentenza di Diabolik venga completamente capovolta col risultato che, oltre a condonargli la condanna a morte, gli vengano condonati anche gli altri reati (furto, sequestro di persona, omicidio, delitti contro la pubblica incolumità). La Fuller infatti è risultata molto convincente.

Alla luce delle nuove osservazioni sottoposte all’esame del giudice da parte dell’avvocata, occorre qualche giorno affinché si conosca la decisione del magistrato, e nel mentre Elena ha un incontro in carcere con Diabolik. Il criminale non si spiega come la donna ritenga di poter convincere il giudice e ribaltare la sentenza: lui è, a tutti gli effetti, un fuorilegge. La Fuller gli risponde che è cosciente della sua situazione, sa benissimo quali sono i reati che gli vengono riconosciuti, il motivo che l’ha spinta a far riaprire il suo processo è un altro.

“La mia speranza è che non veniate condannato a morte. So che voi siete un assassino ma lo Stato ha il dovere di essere migliore di voi”.

Una dichiarazione di una potenza e di una bellezza inaudita. La Fuller crede ciecamente nell’ideale di Giustizia, e vuole a tutti i costi che quell’utopia diventi realtà.

Fermate la ghigliottina! è uno degli episodi che non può non avere menzione negli albi storici di Diabolik se consideriamo che al giorno d’oggi la pena di morte è ancora vigente in 58 Stati del mondo. La storia in essa contenuta vuol essere un monito contro quello che possiamo definire impropriamente un “crimine di Stato” – quanto espresso da Elena Fuller sembra quasi voler affermare che è così – corroborato anche dal titolo della vicenda. Il punto esclamativo ne è la conferma: denota un ordine, un richiamo, un contegno; richiama alla ragione, alla riflessione, alla compassione, al senso di umanità. In quest’ottica, la chiosa della Fuller assume una valenza molto efficace e propulsiva, la donna crede nei suoi ideali, crede in quello che fa ed è anche ottimista in merito ad un cambiamento di rotta della giustizia che tenga conto del lato umano dell’individuo, pur se il reo è il più efferato dei criminali.

La Giustizia, per definizione, non può arrivare a simili livelli di bassezza; decreta ciò che è giusto, configurando l’ordine (naturale, sociale, politico, etico) delle cose, stabilendo delle norme e facendo sì che quelle regole vengano rispettate (giustizia: dal latino iustĭtĭa, der. di iustus, giusto, equo, conforme). Ciò che comunemente si definisce “condanna” nelle sentenze è un riferimento puramente “pedagogico”, teso a rieducare il reo impedendogli la reiterazione dei delitti dopo aver scontato la pena nelle carceri. È quanto viene studiato nei testi di diritto penale nelle facoltà di giurisprudenza, riconducibile alla definizione che dà Platone nelle Leggi, ovvero il giudizio della ragione su ciò che è bene e su ciò che è male. Nell’ottica del filosofo ateniese, le leggi assolvono ad una duplice funzione: costrittiva (che ha il compito di prescrivere la buona condotta dei cittadini) ed educativa (la pena vien vista come azione correttiva e non vendicativa). Assolvendo a questa mansione la condanna non è più strumento punitivo, ma preventivo (finalizzato a prevenire la recidiva dei reati poiché induce il soggetto a non compiere lo stesso errore che lo ha costretto alla privazione della sua libertà).

Si noti bene: per i romani la Iustĭtĭa veniva intesa anche come divinità. Ora sia che la si intende come ordine sociale, sia come ordine divino in entrambi i casi la giustizia è qualcosa che sta al di sopra dell’individuo, quasi come se fosse un’entità separata dall’uomo perché è altro da lui.

Non ci addentreremo più di tanto nell’argomento, il diritto è un campo molto complesso (brevi accenni potete trovarli a questo link dove mi sono già occupata del focus), conseguenzialmente anche l’analisi sulla materia diverrebbe complessa; prima di essere una dottrina è una filosofia che abbraccia molteplici aspetti: l’aspetto antropologico, economico, politico, sociale, psicologico… per non parlare delle diverse scuole di pensiero che ruotano attorno al tema.

È per questo che rivestire la carica di magistrato, di avvocato o di un professionista del settore comporta una grandissima responsabilità. C’è da tenere in grandissima considerazione il profilo umano di un individuo (e non concentrarsi esclusivamente sull’aspetto economico o il prestigio che discende dalla carica). Purtroppo la vita reale, in queste cose, ci insegna il contrario.

La pena di morte, dicevamo, vige ancora in tanti paesi del mondo. Da quelle parti la definiscono “legge”, “giustizia”.

Sul finire dell’episodio Fermate la ghigliottina! il giudice Russell conferma la sentenza e ordina che Diabolik sia condannato a morte. Una basita Elena Fuller, a quel punto, si rivolge a Ginko presente in aula. “Voi che odiate Diabolik ma che siete un uomo di legge… voi che vi siete dichiarato contro la pena di morte, non potete permettere una cosa del genere”. “Capisco il vostro sconcerto, ma un ordine di un giudice è la legge e io devo rispettarla” le risponde l’ispettore.

Alla luce di quanto detto sinora, si può definire giustizia una legge che condanna a morte un essere umano?

Per approfondimenti e riflessioni, l’albo nella sua ristampa uscito il 10 aprile – e con un finale che lascia a bocca aperta – è ancora reperibile in tutte le edicole d’Italia.



La splashpage dell'albo, disegni a cura di Giuseppe Di Bernardo

Autrice : Carla Iannacone | Categoria : Recensioni | Commenti pubblicati dagli utenti : 0 | Data pubblicazione : 02/05/25

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Io non mi vendo


"No, io non mi vendo. Mai. Non mi venderò mai.

Mi concedo gratis, piuttosto.

Sì, se trovo quello giusto, mi do via gratis. Ma non mi vendo.

Voglio essere una sgualdrina, non una puttana."

(Arthur Schnitzler, La signorina Else Adelphi Editore 1988)

Autrice : Carla Iannacone | Categoria : Aforismi | Commenti pubblicati dagli utenti : 0 | Data pubblicazione : 02/05/25

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Lo specchio delle brame



"Domani, lo Specchio delle Brame verrà portato in una nuova dimora, Harry, e io ti chiedo di non cercarlo mai più.

Se mai ti ci imbatterai di nuovo, sarai preparato.

Ricorda: non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere."

(J. K. Rowling, Harry Potter e la pietra filosofale Salani Editore 2000)

Autrice : Carla Iannacone | Categoria : Aforismi | Commenti pubblicati dagli utenti : 0 | Data pubblicazione : 02/05/25

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Essere inadeguati


Autrice : Carla Iannacone | Categoria : Strisce | Commenti pubblicati dagli utenti : 0 | Data pubblicazione : 02/05/25

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Non fingo di essere altro



"Conosci la mia ossessione per la sincerità. 

I capelli, le scarpe, i vestiti: rivelano sciatteria, disordine, me ne rendo conto; 

ma io non mi maschero.

Non fingo di essere altro.

Proprio non ci riesco."

(Maurizio de Giovanni, Un volo per Sara Rizzoli Editore 2022)

Autrice : Carla Iannacone | Categoria : Aforismi | Commenti pubblicati dagli utenti : 0 | Data pubblicazione : 29/04/25

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Intrecci


"Quali sono le mie dita, e quali le tue?" chiese lui, levando lo sguardo. "Sono tutte intrecciate".

"Sono tutte tue" rispose lei. 

(Thomas Hardy, Tess dei d'Urberville Feltrinelli Editore Universale Economica 2016)

Autrice : Carla Iannacone | Categoria : Aforismi | Commenti pubblicati dagli utenti : 0 | Data pubblicazione : 29/04/25

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