Charlie Brown
"Solo gli imbecilli non hanno dubbi"
"Ne sei sicuro ?"
"Non ho alcun dubbio!"
(Luciano De Crescenzo)
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La crisi c'è. Si vede ma, soprattutto, si sente. Il lavoro manca, soldi manco a parlarne... allora che si fa? Qual è l'alternativa? Organizzare una rapina in banca.
È l'ultima ed estrema possibilità di cinque amici ridotti all'osso, come la gran parte di italiani da sette/otto anni a questa parte. Loro sono Lucio (Giacomo Bottoni), Camillo (Luca Cesa), Anselmo (Simone Lilliu), Furio (Mark Proietti) e Jonahtan (Daniele Marini).
Una sera a cena da Camillo, davanti a un tavolo con su pizze da asporto, i cinque amici discutono – in maniera piuttosto comica e bizzarra – della loro condizione lavorativa. continua a leggere
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La copertina retro e fronte de L'Idolo della foresta disegnata da Matteo Buffagni
Ne L’idolo della foresta, albo inedito n. 3 del mese corrente, Diabolik ed Eva si trovano ad affrontare inaspettatamente un nemico che si rivela molto scaltro, sveglio e cocciuto. Un individuo, insomma, pari al loro livello. “Impossibile! Come Diabolik non c’è nessuno!” penserete, vi posso assicurare che è la stessa reazione che hanno avuto gli affezionati lettori de il Re del Terrore delusi poiché stentavano a riconoscerlo.
In effetti è un Diabolik inoffensivo, poco attento e a corto di fantasia mentre si arrovella per trovare una soluzione che salvi lui ed Eva dal pasticcio in cui si sono cacciati. No, non si è addormentato, può sembrare che sia più rilassato del solito mentre attende, nel rifugio, che il prigioniero si risvegli e gli confessi lo scopo per cui è stato assoldato.
È solo che il prigioniero, il nemico che si scopre (quasi) imbattibile tanto quanto il criminale, non si aspettava di essere catturato da Diabolik, ed essendo uno spietato killer di professione il suo unico obiettivo è di portare a termine il compito che gli è stato affidato, costi quel che costi, anche se ciò comporta scontrarsi con Diabolik. A Daniele Cruger (questo è il nome del killer) il criminale più famoso di Clerville non spaventa, perché sa essere diabolico come lui.
La circostanza che vede i due fronteggiarsi non è stata prevista né dall’una né dall’altra parte. Diabolik vuole impossessarsi dell’idolo della foresta, una statua antichissima custodita nella foresta tropicale del Laotang e, per farlo, si serve di Michele Grant un boss malavitoso di Clerville che arruola un archeologo – per la cronaca, Daniele Cruger – che lo metta sulle tracce della statuetta. Inutile aggiungere che anche Grant è interessato all’idolo della foresta, presente solo nelle prime pagine del fumetto dato che il plot dell’episodio è totalmente incentrato – e descritto magistralmente dai superbi disegni di Elia Bonetti – sull’incidente di percorso che sconvolge i piani di Diabolik e quelli di Cruger. Forse l’errore del criminale è quello di servirsi di Grant (un altro personaggio temibile e pericoloso quanto una serpe) e di far fare a lui il lavoro, alla fine Diabolik non dovrà far altro che prelevare il tesoro durante il tragitto prima che la statua oltrepassi i cancelli della villa del boss. Ma non è la prima volta che Diabolik decide che sia qualcun altro a lavorare per lui, solo che non era mai successo che venisse colto di sorpresa da un tipo tanto perfido e audace come Daniele Cruger.
È una storia molto molto insolita. Può piacere o non può piacere. Tutti gli episodi di Diabolik “spaccano” in due il pubblico dei suoi lettori, questa volta la spaccatura si è sentita di più.
Gli autori (il soggetto è di Mario Gomboli e Tito Faraci, la sceneggiatura di Enrico Lotti e Alessandro Mainardi) sono stati molto bravi a ideare la storia e a renderla viva sulla carta.
Ne L’idolo della foresta ho visto, ho percepito, ho toccato il lato umano di Diabolik, ossia quella debolezza che, agli occhi degli altri, ci rende più veri di qualsiasi altra cosa: la capacità di sbagliare. Diabolik sbaglia perché sottovaluta l’avversario, si fida così tanto del suo ingegno che si dice convinto di poterlo battere quando avviene il contrario. Il killer agisce prevenendo le sue mosse, lo anticipa in astuzia e in tempo come se avesse in mano il copione di quanto Lui sta per dire, fare, pensare. Un nemico degno del suo nome e una sfida che non si è mai trovato a combattere, persino Eva viene presa in contropiede. Tutto sembra far propendere per la vittoria di Cruger e la sconfitta dei nostri che paiono completamente spacciati in una circostanza dove tutto gioca a loro sfavore (si freme per tutta la lettura e vien da chiedersi “ma quando muore questo?”).
Si resta così coinvolti nella storia che ci si dimentica dell’idolo della foresta, dei piani andati in fumo di Michele Grant, del ruolo dei suoi collaboratori – tra di essi c’è Nicole, la donna che figura nella retro di copertina – e di altre comparse che, nel loro piccolo, rivestono una funzione rilevante affinché la statua non venga trafugata. I sensi del lettore sono tutti puntati sulla lotta tra Diabolik e il temibile nemico che è fermo nelle intenzioni di uccidere Lui ed Eva.
Non si deve restare stupiti dunque se una gran parte dei lettori, nello spazio riservato ai commenti della pagina Facebook de il Re del Terrore, ha dichiarato che non riusciva più a riconoscere il loro beniamino. Un Diabolik che si fa fregare, debole, distratto, con scarsi sistemi di sorveglianza nel rifugio (proprio Lui che prevede sempre tutto!) è ciò che si legge nei pareri che ogni mese la Astorina raccoglie dal pubblico sulle sue pagine social. Leggendoli mi è venuto di sorridere e ho provato anche un senso di tenerezza perché è molto bello vedere quanto i lettori siano affezionati al loro di idolo (per riprendere il titolo dell’albo) e provano un senso di irritazione, di stizza, nei confronti di chi cerca di scavalcarlo e dimostrare che è più bravo di Lui in intelligenza. Tra di essi c’è anche chi, da diverso tempo, lamenta che il più grande criminale del fumetto si sia troppo ammorbidito e sia diventato più clemente con le sue vittime a cui, spesso, si sostituisce.
A me non dispiace questo suo lato fragile (parere personale). Diabolik mi piace e ci piace così (parlo anche in nome di quella fetta di persone che la pensa come me) perché non è un Super Eroe. È un essere umano. E come tutti gli essere umani sbaglia anche lui. Nessuno è invincibile, nessuno è perfetto, anche se dalla Astorina ci hanno abituato a saperlo imbattibile e dotato quasi di super poteri.
Diabolik è un ladro, non è Superman e non è nemmeno Spider Man; non è Batman e non è nemmeno He-man. È un furfante gentleman, dotato di capacità straordinarie sia fisiche che mentali questo sì, ma non pratica magie (anche se, a volerlo emulare e a voler mettere in atto nella vita reale le sue diavolerie, risulta pressoché impossibile).
Non mi dilungherò ad elencare nel dettaglio i pregi e i difetti di Diabolik (che gran parte di voi conosce), anche perché sono quei pregi e quei difetti che hanno consacrato il successo e la fama del personaggio sin dal suo esordio negli anni ’60 e che continua – per fortuna – ancora oggi; quello che mi preme dire è, prima di tutto, ringraziare i suoi fedeli lettori per il confronto e le riflessioni che sono sorte dai loro commenti, per le attenzioni ai dettagli e al loro acume che, senza volerlo, ancora una volta aprono a prospettive sempre diverse, innovative, cognitive, creative, senza mai scadere nella banalità. È merito loro (insieme agli autori), attraverso lo scambio di opinioni, se riesco a scoprire risvolti sempre nuovi del personaggio e, di riflesso, a ricredermi sulla gente che conosco e incontro nella vita di tutti i giorni per imparare a comprenderla, soprattutto dopo che avevo smesso per assecondare delle stupide bizze personali.
In seconda battuta, ringrazio tutti i collaboratori di Diabolik che consentono al personaggio di proseguire con le sue imprese regalandoci grandi avventure (e grandi letture) ricche di suspense, azione, ritmo, dolcezza, riflessione (con uno sguardo accorto sui temi fondamentali di attualità) e… perché no? Anche di commozione.
E poi ringrazio l’amabile, l’affascinante e gentile criminale di esistere perché, pur essendo un fuorilegge (sta qui il paradosso!), continua a insegnarmi ancora tante cose e a stupirmi.
Diabolik disegnato da Matteo Buffagni (fonte: sito di Diabolik)
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Circondatevi di persone positive e non sieropositive.
(Charlie)