Charlie Brown
"Solo gli imbecilli non hanno dubbi"
"Ne sei sicuro ?"
"Non ho alcun dubbio!"
(Luciano De Crescenzo)
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Non è possibile pensare con chiarezza se non si è capaci di parlare e scrivere con chiarezza.
Sono le parole del filosofo John Searle da cui Gianrico Carofiglio prende spunto per parlare del suo ultimo libro edito da Laterza (pp. 192, prezzo €. 15,00), Con parole precise, breviario di scrittura civile. Un testo che riprende il tema lanciato nel 2010 con La manomissione delle parole sull’importanza del linguaggio in una società civile.
L’autore è perlopiù conosciuto dal pubblico come scrittore di romanzi ma, come spiegato dallo stesso Carofiglio, in occasione della presentazione del libro, le ragioni che lo hanno spinto a scrivere questo breviario sono due: una personale e l’altra politica (legate indissolubilmente tra loro). continua a leggere
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Guy ed Elodie s’incontrano per caso su un taxi. Lui è un notaio, figlio di notaio e nipote di un notaio. Sposato, due figli, una vita agiata e tranquilla. Forse fin troppo tranquilla. Lei, libera come il vento, di mestiere fa la tassista.
Lui è grigio, lei è rosso. Rosso come il cappotto che indossa e che apre e chiude le pagine del libro, rosso come la copertina del libro lasciato – apposta? – sul sedile posteriore del taxi, Il Gioco, e che stuzzica la curiosità di Guy che, nella fretta di scendere, lo raccoglie assieme ai documenti e al pâté di sua madre e, una volta a casa, lo legge tutto d’un fiato. Il Gioco lo conduce dritto spedito nelle braccia di Elodie che... continua a leggere
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La legge è uguale per tutti.
È questo ciò che si legge appena si mette piede nel foyer della seconda balconata del Teatro Eliseo, allestita a mo’ di aula di tribunale. Tre tavoli, due disposti sulla sinistra, uno disposto sulla destra.
I primi due per gli avvocati, uno per gli imputati, l’altra per la parte lesa. L’altro, quello sulla destra, per il Presidente del Collegio giudicante che presiederà il processo. Un processo per stupro.
Perché questo non è uno spettacolo. continua a leggere
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Quando nel 1975 Miloš Forman portò sul grande schermo Qualcuno volò sul nido del cuculo l’intento fu quello di raccontare il disagio vissuto negli ospedali psichiatrici dai pazienti ospitati in dette strutture, denunciando così il trattamento inumano a cui questi soggetti sono sottoposti in risposta alle loro azioni/reazioni, gesti e/o omissioni, conseguenze della malattia mentale di cui sono affetti.
La trasposizione teatrale non differisce di molto rispetto alla versione cinematografica, semmai accentua i temi della storia – per giunta, attualissimi –, primo tra tutti i diritti della personalità, la diversità, la malattia, la coercizione, la privazione della libertà individuale (tanto fisica quanto emotiva). Lo spettacolo in questione è andato in scena al Teatro Umberto Giordano di Foggia – teatro più antico del meridione dopo il San Carlo di Napoli – dal 30 al 31 gennaio, dopo aver fatto tappa al Teatro del Giglio (Lucca), Teatro Bellini (Napoli) il Teatro Arcano (Milano), Teatro Curci (Barletta), Teatro Mancinelli (Orvieto), Arena del Sole (Bologna) e a cui faranno seguito altre tappe. continua a leggere
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