Charlie Brown
"Solo gli imbecilli non hanno dubbi"
"Ne sei sicuro ?"
"Non ho alcun dubbio!"
(Luciano De Crescenzo)
Io e papà (per comprendere la foto è necessario leggere il post)
Ci sono molte cose nella vita che non capisco, se qualcuno mi aiuta a scoprire la ragione di queste cose ha tutta la mia gratitudine e la mia ammirazione.
Gratitudine perché mi permette di accrescere il sapere, ammirazione perché per capire certe cose devi essere per forza un genio.
Comincerò con l’elencare alcune situazioni di cui ignoro il perché. Ovviamente l’elenco comprende solo una parte di cose che non capisco.
Perché durante le interviste agli scrittori, o in gran parte di esse, alle loro spalle vediamo sempre le librerie?
Capita che mentre stiamo guardando un Tg o un programma di approfondimento arrivi il momento dell’intervista a questo o a quell’altro autore. Cosa abbiamo come sfondo? Una libreria. È una scelta dell’intervistato o di chi svolge il servizio per la messa in onda?
Si sa, è norma (norma, regola, precetto, legge, prassi) che uno scrittore o un intellettuale, che dir si voglia, è un personaggio con un notevole bagaglio culturale – altrimenti manco si metterebbe a scrivere libri – , ma da qui a montare interviste “gemelle” che hanno tutte come quarta parete i libri mi sembra una forzatura, per non dire un insulto o una presa in giro nei confronti di chi sta guardando il servizio (la gente a casa è più stupida della penna che si sta intervistando, oppure del giornalista che si mostra troppo reverenziale o troppo spocchioso nei riguardi del suo interlocutore? Ok, non tutti coltiviamo l’hobby della lettura, gran parte della popolazione è ignorante, pochi sono quelli che studiano e quelli che approfondiscono la propria cultura, però è anche vero il contrario; c’è gente che non è neanche laureata o diplomata e saprebbe dirti qualsiasi cosa su come gestire un problema, come trovare una soluzione, come rimboccarsi le maniche per campare e tirare avanti in maniera adeguata, avere una mente creativa, aperta, curiosa – non necessariamente attratta dai libri ma attiva su altri campi – mettersi nei tuoi panni, ascoltarti, tirare fuori conversazioni interessanti… sono eccezioni, ma in cui è possibile imbattercisi).
In Dieci cose che ho imparato (Mondadori Editore, 2022) il Dottor Piero Angela ci insegna che la cultura non è solo quella fatta di libri e letteratura, la cultura è quella che abbraccia tanti aspetti della natura umana: dall’arte alla geografia, alla scienza, all’informatica, all’astronomia, e poi ancora la biologia, la medicina, la musica, il disegno, la scultura, l’architettura, il diritto, l’economia, la storia, la religione. Sarebbe in effetti riduttivo, un controsenso se non un paradosso, definire “cultura” solo ciò che riguarda i libri, escludendo tutto il resto dall’ambito antropologico. Un individuo può detenere un vastissimo sapere letterario, ma se in questi armadi del sapere non c’è spazio per la botanica, l’agronomia, la psicologia, la chimica, la lingua dei segni, la cucina, l’artigianato ecc. sarà sempre un essere incompleto fino alla fine dei suoi giorni. Ora pensatela come volete, persino Luciano De Crescenzo diceva che per Cultura (quella con la C maiuscola) non si deve intendere solo quella che si studia a scuola o sui libri, bensì l' "interesse per il mondo che ci circonda".
Ergo, tornando alla domanda: che significato ha riprendere uno scrittore davanti ad una libreria? Tracciare un divario culturale tra l’autore e lo spettatore, oppure avere poca fantasia non trovando niente di meglio come sfondo invece di una bella chiacchiera al bar davanti ad un caffè, una passeggiata in un parco e una seduta su una panchina, o a casa dell’autore abbandonati sul divano del soggiorno tra le piante, i mobili, le lampade e i quadri di Klimt, Kandinsky, Courbet, O’Keeffe (ovviamente finti, dato che per avere gli originali dovresti chiamarti Arsenio Lupin)?
Perché gli scrittori conoscono alla perfezione i loro personaggi? Come fanno a sapere chi sono?
Ok, anche qui è prassi che un autore, nel costruire una storia per un romanzo, debba sapere chi sono i suoi personaggi e cosa fanno, come pensano, cosa pensano, quali sono i loro punti di forza e i loro punti deboli (altrimenti la storia non può avere inizio né sviluppi). Grosso modo una buona parte del loro carattere, insomma. Ma come fanno a conoscerli in ogni dettaglio? Nel senso, sanno tutto (tutto) delle loro zone d’ombra?
Gran parte di essi sì, sono convinti di conoscerli in toto. Beati loro! Io ho problemi a riconoscermi pure nel mio nome, figuriamoci se so chi sono! Mi piacerebbe tanto sapere (infatti) chi sono e soprattutto cosa sono (un cartone animato? Un alieno? Un saggio? Una matta? Un albero? Uno sgorbio della natura?). Puoi trascorrere una intera esistenza accanto ad una persona, ma non la conoscerai mai fino in fondo; il cervello umano è un organo imprevedibile (Nosce te ipsum - yvῶθι σɑυτόν).
Perché mandare in onda gli spot di assorbenti e pulizia del wc sistematicamente a ora di pranzo e cena?
“Goditi i tuoi momenti sul wc” (slogan di una famosa marca di candeggio sanitari).
Grazie assai, ai miei momenti sul mio trono ci penso io; al contrario sarebbe buona cosa se voi pensaste a come non guastarmi l’appetito.
Perché si festeggia la giornata dell’acqua, la giornata della danza, della risata, dei baci, dei calzini spaiati, della terra, del sole, del mal di testa ecc.?
Quesito personale: quando si festeggia la giornata internazionale delle lampadine fulminate (ché c’ho ‘na collezione infinita a casa)? E quella delle supposte? (domanda cretina, quella è una festa quotidiana di ogni politico).
Perché quando succede una tragedia, dove ci scappa il morto, i giornalisti chiedono sempre (SEMPRE) ai famigliari delle vittime “Come si sente in questo momento”?
(Sorvolo per non scadere in una qualche forma di oscenità e volgarità).
Perché si rendono note le nascite dei figli/nipoti dei vip, i matrimoni, i divorzi, i processi (fino a conoscere le condizioni esposte nel ricorso per separazione giudiziale dei coniugi o per cessazione degli effetti civili del matrimonio ai sensi dell’art. 4 L. 898/1970, con tanto di sentenza del giudice che decide a chi viene assegnata la casa, chi deve versare l’assegno, quanto deve versare, chi se fregato ‘a borsa, chi l’orologio, chi è depresso, chi è andato a vivere con la nonna, in quale orfanotrofio devono vive' i ragazzini fino al compimento della maggiore età, e così via), le corna, l’outfit del gran galà di beneficenza (finta), persino i loro ricoveri in ospedale con tanto di foto e flebo mentre sono stesi sul letto del nosocomio?
Non voglio sembrare maleducata e irrispettosa, ma a me quello che viene da pensare quando vedo, ascolto e leggo notizie di questo “spessore” è lo stesso pensiero di Fabio Balsamo del gruppo comico dei The Jackal innanzi a certe circostanze: “E a nuja k c n f***?” ¹
Anche perché, se dovessi mettermi nei panni di questi personaggi non mi farebbe piacere vedere che la mia vita privata venisse esposta in maniera così nuda e cruda sotto gli occhi di tutti (che ragione c’è nel conoscere il colore degli occhi di mio nipote? Se ho tradito il mio compagno con un altro uomo o con una donna, oppure se ho avuto un virus gastrointestinale, oppure ho litigato con la sarta perché ha sbagliato a cucire l’orlo del mio abito da sposa?). Oggi tutti adottano questa pratica di far sapere tutto quel che succede in casa loro – i panni sporchi vengono lavati nelle piazze ora, le lavatrici non si usano più perché c’è l’AI o internet per certe cose – financo il sesso del nascituro (con tanto di post sui social dell’ecografia a una settimana dalla scoperta della gravidanza). Due so’ ‘e cose: o non c’avete ‘na mazza da fare tutto il giorno tanto da sta’ appresso ai vip e a seguirli come la finanza in borghese, oppure siete degli impiccioni troppo impegnati a sparlare su vizi e pregi dell’altro, ma senza occuparvi dei vostri.
Perché la gente, sul proprio stato whatsapp, posta sempre foto di cibi, piatti, ricette, torte, pizze, ecc.?
Per far sapere che segue una dieta equilibrata? Per informarci che so’ andati a magna’ da Cracco? O perché hanno voglia di fare polemica dopo che hanno speso mille euro di chiacchiere da Iginio Massari? (Un consiglio: lasciate perde’ ‘ste chiacchiere e vedete quello che dovete fare). E comunque, anche per questo punto, ibidem come sopra (Fabio Balsamo docet!).
Perché le persone sono sempre in vacanza se poi si lamentano che non arrivano con lo stipendio a fine mese e dicono che non hanno i soldi per mangiare?
Ma ‘sta disoccupazione, ‘sta crisi, ‘sta recessione, ‘st’inflazione è vera o è finta? Come cavolo è che i lidi, gli alberghi, i b&b, le città, i treni, gli aerei, le palmedelimortaccivostra so’ sempre pieni se non potete manco comprarvi un pacco di fazzoletti tenderly per asciugarvi le lacrime? A busciardi!!!!!
Come fanno le persone di successo a diventare persone di successo grazie agli amici?
Ci avete fatto caso che quando intervistano un attore, un cantante, un presentatore e gli chiedono di ripercorrere le tappe della sua carriera partendo dagli esordi, quasi sempre sentiamo rispondere “io ero lì per caso a quel provino perché avevo accompagnato un amico, poi lui è stato scartato e hanno preso me”?
Pure qui, l’aut aut è d’obbligo: o è c…olpo di fortuna, o siete capitati tutti assieme lo stesso giorno che erano in corso le selezioni e gli organizzatori avevano derogato alla regola di valutare i candidati (tutti i candidati) per ripiegare sui loro accompagnatori (e pescare tra questi i fortunelli).
Oppure: siete circondati da amici premurosi, generosi, altruisti, che tengono tanto a voi e alla vostra felicità… insomma da Amici (da non confondere col programma di Queen Mary).
Oppure: sapevate già che sareste entrati nel mondo delle Celebrity perché avevate gli agganci che contano.
Oppure: ce state a racconta’ f*****cce pigliandoci per i fondelli tirando fuori la prima scusa fantasiosa (tanto quelli so’ scemi, se bevono tutto quello che je dici).
Oppure: noi, infima plebe, siamo talmente soli a questo mondo che non abbiamo neanche il privilegio di contare sui nostri genitori, figuriamoci se possiamo contare sui nostri amici (come canta Lady Veronica, alias Madonna in “Like a prayer”: Life is a mistery, everyone must stand alone…).
Perché nelle classi ci sono più insegnanti di sostegno invece che alunni?
Ad oggi, in ogni istituto, si contano 30 insegnanti di sostegno su 15 alunni. Premesso che ognuno di noi, grande o piccino, vecchio o giovane, pazzo o sano (no, i sani no sono esclusi da questa lista), abile o disabile, etero o omosessuale, ha bisogno di un sostegno, dell’accompagno o dell’accompagnatore, che senso ha combattere le discriminazioni sociali se lo Stato (e quindi la società, la civis) è la prima istituzione a frapporre barriere, linee divisorie, distinzioni tra un essere umano e un altro? Un insegnante di sostegno non è forse la prima forma di discriminazione che inizia nelle scuole? (nelle SCUOLE!)
Qual è il significato dei testi delle canzoni contemporanee?
Ma, forse, è il caso di chiedersi prima se ce l’hanno un significato e poi domandarsi cosa vogliono comunicare e/o trasmettere.
Perché si inneggia tanto ai sani valori della famiglia se le famiglie di oggi sono tutte famiglie allargate?
«Parlano tanto di famiglia, la famiglia, la famiglia… i principi, l’educazione, il rispetto… e loro sono i primi a formare le famiglie allargate, a tradire, a darsi alle perversioni, a divorziare…»
«Non generalizzare, non tutti sono così. Bisogna viverle certe situazioni, non dare giudizi affrettati solo perché sei fissato con le tue convinzioni e i tuoi credo… sei sempre il solito»
«Io sono il solito? Questi pretendono di insegnare a me come si tira su una famiglia… loro! Che sono i primi a fare schifo! E io che sto insieme con tua madre da cinquant’anni sono più cretino?»
(Questo punto non è un mio pensiero ma quello di mio padre, e questo è solo un frammento di conversazione che ne è seguito dopo accesi dibattiti tra padre e figlia sul tema. Mi astengo da qualsiasi commento perché, come spero si sia capito, non sono d’accordo o, per lo meno, lo sono solo in parte).
Ultima domanda (poi chiudo, giuro): che ci faceva il tizio col cane al guinzaglio mentre passeggiava la settimana scorsa nei pressi di casa? Era al cellulare? Parlava da solo? Bestemmiava? Ce l’aveva col suo amico a quattro zampe? Si rivolgeva al parcheggiatore abusivo lì accanto? Rimuginava sul denaro che gli era rimasto sul conto in Banca?
Con la gente che se ne va in giro col cellulare in mano o attaccato all’orecchio per tutto il tempo non puoi mai sapere se è con te che l’ha, oppure con quello che sta dall’altra parte dello schermo (oppure se è pazza o si è rimbecillita appresso all’ultima versione dell’iPhone o, peggio ancora, non c’ha manco i denti per mangiare però possiede l’iPhone 16 e te lo deve sbandierare sotto gli occhi altrimenti muore, vedi domanda 8).
Avrei ancora tante, ma taaante domande relative a cose che non capisco (che mi sforzo però di capire), ma… meglio che mi suturi la bocca.
¹ Trad.: E a noi cosa importa?