Charlie Brown
"Solo gli imbecilli non hanno dubbi"
"Ne sei sicuro ?"
"Non ho alcun dubbio!"
(Luciano De Crescenzo)
Voi la fate la lavatrice? Con quanta frequenza la fate? Conoscete la sua barzelletta?
Ci sono una moglie e un marito, e i figli di questi ultimi. Siccome si tratta di una famiglia molto numerosa moglie e marito hanno poche occasioni di incontrarsi. Per rimediare, si affidano ad un segnale convenuto che non desti alcun sospetto ai pargoletti; quindi, quando sorge l’esigenza, l’una domanda all’altro: «Quando la facciamo la lavatrice?» sì che all’ora o al giorno stabilito i due hanno modo di stare un po’ da soli.
Un giorno però succede che moglie e marito litigano e gli appuntamenti saltano. Passa del tempo, ma ancora niente. A questo punto la moglie, stanca della situazione, delega uno dei figli di chiedere al marito quando è programmato il prossimo lavaggio. Il ragazzino, solerte e ubbidiente, va dal padre e gli chiede: «Papà, papà, ha detto la mamma quand’è che fate la lavatrice?». Costui, senza tanti giri di parole, gli risponde: «Senti, devi dire a tua madre che il bucato me lo faccio da solo».
La storiella in premessa ci è stata raccontata in palestra da Lucia mentre aspettavamo di fare riscaldamento prima di cominciare a ballare. Come succede con tutte le storie, il pretesto per tirar fuori aneddoti tristi, divertenti, curiosi, sagaci, intimi, nasce da situazioni o notizie che ne scatenano la fantasia, reminiscenze o analogie.
Tutto è partito quando ho chiesto alla Maestra che fine avesse fatto sua madre, allieva anche lei del corso, visto che era da un paio di settimane che mancava alle lezioni; ci ha risposto che non poteva esserci neanche quella volta perché era tornato suo padre dal lavoro (che svolge fuori città, talvolta anche per lunghissimi periodi) e, pertanto, sarebbe stata alle prese con le incombenze domestiche (oltre a voler trascorrere del tempo con la sua dolce metà). Al che Lucia – sempre la solita – con aria sorniona ha buttato lì la domandona: «Deve fare la lavatrice?». «Eh, direi! Dopo quaranta giorni…» ha risposto la Maestra.
Allora, senza soffermarci troppo sulla risposta di Ale (e quindi se recepirla come risposta in senso letterale oppure come una risposta allusiva) di cui, tra l’altro, siamo venute a conoscenza anche del nome del padre (per un discorso legato ai nomi e alla loro discendenza di generazioni in generazioni) – e mannaggia alla pupazza, tra i tanti nomi maschili giusto quello doveva spuntare dal cilindro! È la volta buona che mi butto dalla tromba delle scale e pure a testa in giù, stai a vede’ – sta di fatto che da una osservazione è saltata fuori la barzelletta.
Fare la lavatrice in quanto elettrodomestico è una cosa normale, tuttavia poiché avevo intuito che la curiosità di Lucia non era, diciamo, tanto “normale”, avanzavo dubbi in proposito domandando delucidazioni, sicché la mia richiesta veniva soddisfatta. Mi dicono (mi dicono e io ci credo) che la barzelletta sia vecchia, io non la conoscevo (se non la conoscevate anche voi, grazie a Lucia pure voi ora siete bene informati).
Non solo non conoscevo la barzelletta, ma non conoscevo e non conosco (ancora) un sacco di cose. Nomi compresi (e fosse stato meglio continuare a navigare nella mia ignoranza! Ma perché tra lavatrici e nomi mi scatenate una certa letteratura nel cervello che io non lo so… ? Ahah!).
Cosa abbiamo imparato quest’oggi? (A parte programmare spesso la lavatrice, ahah!).
Che il contatto con la gente è fondamentale (no pc, no tablet, no cellulare, no schermi, ma contatto diretto, faccia a faccia).
È importante ascoltare per crescere e istruirsi (quanto all’istruzione ognuno è libero di decidere come e con cosa istruirsi, ahah!).
È importante sapere ascoltare per apprendere, conoscere il mondo.
Accettare il lato negativo delle cose per saper apprezzarne il lato positivo (la storia romantica dei genitori di Ale è una storia comune a molte coppie).
Capacità di guardare e di percepire ciò che ci sta intorno secondo diverse prospettive. Prendiamo ad esempio il punto precedente: la distanza non sempre può essere vista come un elemento positivo. E qui scatta il punto successivo: capacità di sapersi adattare e trovare soluzioni più conformi e meno dolorose per noi e per chi ci sta accanto (ps: io ho diverse prospettive per tutto ciò che concerne i lavaggi della lavatrice, Lucia manco aveva cominciato a parlare e io già ero in viaggio con le mie fantasie su quante cose si possono fare con e su la lavatrice, ahah!).
Confrontarsi e rispettarsi, perché dove c’è rispetto non può esserci odio, tracotanza, invidia, violenza, e ci si vuole tutti più bene.
Imparare a sgravare il peso delle situazioni. Anche quando sembra che il mondo stia per crollarci addosso parlarne con gli altri, scambiare una battuta, ironizzare su un accaduto senza per questo scadere troppo nella leggerezza, ti cambia la giornata (Un giorno senza un sorriso è un giorno perso, diceva Charlie Chaplin).
Scoprire nuovi lati (e colori) delle persone. Ogni volta ri-scopro, ri-conosco, ri-valuto e re-incontro le mie Miss. La circostanza vale non soltanto per tutte le altre persone che conosco, ma anche per le persone che entrano ed escono dalle vostre vite. Esercitatevi a ri-leggerle anche voi come se, ad una seconda lettura di un testo, coglieste dei dettagli a cui non avevate fatto caso durante la prima lettura, “sottolineate” l’aspetto che più vi colpisce di loro come avviene con i paragrafi, le frasi e le parole di un libro.
Immagazzinare informazioni per cercare scappatoie, aggiungere un altro tassello ad una storia o dar corso ad una nuova riflessione.
Altro.
Ma, insomma, questa lavatrice quando la facciamo?