Charlie Brown

"Solo gli imbecilli non hanno dubbi"
"Ne sei sicuro ?"
"Non ho alcun dubbio!"
(Luciano De Crescenzo)


Diabolik – Delitto dietro la maschera (albo n. 3 del gennaio 1972)


Copertina di Sergio Zaniboni


In una delle tante sere, di ritorno (in ritardo) al rifugio dopo un lungo inseguimento per seminare Ginko e i suoi uomini, messi in seguito k.o con uno dei suoi trucchi, Diabolik scopre che il quadro che ha appena rubato in casa del conte Norden è un falso. Eva, che ha aspettato il suo rientro con ansia, gli confessa i suoi timori in caso Lui volesse persistere nell’intento di recuperare la vera tela (un’opera d’arte di grande valore che ritrae un vecchio antenato del conte): l’ispettore sta diventando sempre più astuto e accanito nella lotta contro il suo compagno, ha paura che al più presto finirà col catturarlo. Il Re del Terrore, coerente con sé stesso e col suo modo di pensare e agire, non le dà retta, è deciso ad appropriarsi dell’originale del quadro. Anzi, avverte Eva che se non la smetterà di esser vittima delle sue paure sarà costretto a mentirle e tenerla all’oscuro dei suoi piani per evitarle altre preoccupazioni.

La prima cosa da fare è farsi dire dal conte dov’è nascosto il vero ritratto. C’è un problema però: non può entrare nel castello e somministrargli il siero della verità visto che è presidiato h24 dagli uomini di Ginko. L’unico modo per farlo parlare è presenziare alla riunione del consiglio di amministrazione della società di cui Norden è proprietario (trattandosi di un ricco industriale) che si terrà il giorno successivo negli uffici del conte. Diabolik si sostituirà al fedele legale della società, poi con una scusa chiamerà da parte il nobile e quando saranno soli in un’altra stanza gli caccerà di bocca le parole con le buone o con la forza.

“È pericoloso! Rischi di rimanere intrappolato negli uffici! Come farai a salvarti se qualcosa dovesse andare storto?” gli fa notare Eva.

“Non devi stare in ansia, ho già in mente un piano di fuga”, che consiste nell’installare nella sala delle riunioni un congegno che funzioni collegato alla corrente elettrica. In caso di minaccia, Diabolik premerà un pulsante che posizionerà celato nel tappeto sotto ai suoi piedi, cosicché nella stanza si sprigionerà gas narcotico che addormenterà i presenti e lui sarà libero di svignarsela. È tutto studiato, in ogni minimo dettaglio.

Peccato che lo stesso trucco è stato messo in atto anche dagli agenti e dagli ingegneri posti a presidio della sicurezza dell’edificio e intercettati da Eva. Lady Kant si è accorta che la notte precedente Diabolik, dopo essere uscito di nuovo dal rifugio, non ha fatto più ritorno nemmeno per dormire. Preoccupata che il piano di Lui non possa riuscire, si reca nella sede di lavoro del conte e, fingendosi un donna dell’impresa delle pulizie, ascolta quello che si dicono gli agenti dietro alla porta della sala riunioni con un microfono. L’allarme da questi attrezzato scatta in caso di pericolo premendo un pulsante congiunto con la portineria dell’ufficio e col commissariato di polizia.

Se stacca la corrente dal contatore, Lui sarà salvo. Ed è ciò che avviene quando Diabolik viene scoperto. Non potendo anch’egli usufruire del suo congegno, dato che Eva ha tolto la corrente, il criminale, per scappare, si lancia dalla finestra dove ad aspettarlo c’è la sua compagna che arriva con la Jaguar e lo fa salire.

Una volta al sicuro Diabolik le chiede cosa ci facesse nei paraggi della società del conte Norden ed Eva gli racconta tutto. La reazione di Lui non è delle più entusiaste.

Sebbene Eva lo abbia tratto in salvo, ha comunque mandato a monte il suo piano e le intima di stargli alla larga. La donna, offesa, gli dice che lo farà e nel mentre che porterà a compimento il suo colpo ne approfitterà per trascorrere qualche giorno al mare. Alla fine ci ripensa. Non vuole darla vinta a Lui, e così opta per il furto del quadro che metterà a segno per mano sua.

Eva quindi si sostituisce a Gisella, figlia del conte, sorprendendola in auto mentre si dirige dalla città a castello Norden dopo una mattina passata a fare shopping. Nella dimora di campagna c’è anche Graziano, fratello di Gisella, che in realtà è Diabolik che ha preso le sembianze del figlio maschio del conte per estrapolargli informazioni riguardo al quadro e rubarlo.

Una sera, mentre stanno cenando nel salone del castello, l’anziano signore rivela ai due “figli” che saranno entrambi a ereditare il ritratto del suo antenato ma che, sino al suo decesso, non sapranno mai il nascondiglio. La sera stessa, ritiratisi nelle rispettive stanze, sia Diabolik/Graziano che Eva/Gisella escogitano un piano per farsi fuori l’un l’altro in modo che una volta che il conte Norden sarà solo sarà più semplice e veloce derubarlo del quadro.

Eva, sapendo che (il vero) Graziano non è un granché alla guida, manomette i freni della sua macchina in modo che la disgrazia sembri un incidente; Diabolik, a sua volta, inserisce nel tubetto del dentifricio di Gisella un potente veleno che uccide senza lasciare traccia.

Poiché colui che si mette al volante non è quell’imbranato di Graziano ma, tutt’altro, è un esperto in fatto di guida, è retorico sottolineare che il finto Graziano si accorge che qualcuno ha voluto ammazzarlo, e che quel qualcuno risponde al nome di Gisella. Prova ne è anche il ritrovamento di un ciuffo di capelli rossi incastrati tra i freni e le ruote. Decide così di cambiare il suo piano e denunciarla alla polizia invece di ucciderla. Eva viene quindi arrestata e portata in commissariato. Per sfuggire ai poliziotti e mettere Lui al corrente che è in pericolo escogita un trucco per farsi riconoscere da Ginko, che informa immediatamente casa Norden che la donna arrestata è Eva Kant e non Gisella.

Solo a questo punto Diabolik scopre, con orrore, che è stato lui stesso a consegnare la sua Eva alla polizia, e che l’unico modo che ha per salvarla è prendere il posto dell’ispettore non appena giungerà al castello (come di fatto avviene).


Una tavola dell'albo disegnata da Sergio Zaniboni


Delitto dietro la maschera è solo uno degli albi in cui Diabolik ed Eva cadono nel tranello della finzione senza che riescano a riconoscersi dietro le “facce” fabbricate dalle loro stesse mani. Negli anni gli autori hanno riproposto episodi che ricalcassero il “tema dell’equivoco” tra i due complici, tra questi ricordiamo Colpo a sorpresa (albo n. 12 del giugno 1979) e Mossa a sorpresa (albo n. 6 del giugno 2012). Ma non è neanche raro che, nonostante le maschere, qualche dettaglio permetta loro di riconoscersi, e capire se di fronte c’è l’altra parte di sé stessi oppure qualcuno che ha usato il loro tallone d’Achille per trarli in inganno con conseguenziale vantaggio.

D’altronde, dopo 62 anni di ininterrotto sodalizio, è difficile che una coppia così unita e affiatata – e così simili tra loro a causa anche del loro vissuto – non possa riconoscersi, sentirsi e prevedere, anche a distanza, quali saranno le prossime mosse.


Autrice : Carla Iannacone | Categoria : Recensioni